
METHODS OF INVESTIGATION
– The human mind and the machine –
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Multidisciplinary project of English, History and Computer Science. A cura della V D del Liceo Scientifico E.Torricelli di Roma 2016/2017

IL CARATTERE DI SHERLOCK
di Daniele Picariello VD
“My mind rebels at stagnation. Give me problems, give me work, give me the most abstruse cryptogram or the most intricate analysis, and I am in my own proper atmosphere. I can dispense then with artificial stimulants. But I abhor the dull routine of existence. I crave for mental exaltation. That is why I have chosen my own particular profession, or rather created it, for I am the only one in the world.”
“La mia mente si ribella all’inattività. Datemi problemi, datemi lavoro, datemi il più astruso crittogramma o la più intricata analisi ed ecco mi sento nella mia giusta atmosfera. Allora posso fare a meno di stimolanti artificiali, ma detesto la noiosa routine della vita. Ecco perché ho scelto questo particolare tipo di lavoro, o piuttosto l’ho creato, perché sono l’unico al mondo”.
Sherlock Holmes, il leggendario investigatore creato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle e che dal XIX secolo a oggi, ci appassiona con le sue molteplici avventure e i suoi straordinari metodi d’investigazione. Pronunciando il suo nome, vengono in mente senz’altro una serie di immagini: la pipa, il berretto da cacciatore, il mantello, il violino. Questo personaggio non smette di affascinare il pubblico, spesso anche mediante rielaborazioni e adattamenti dall’opera di Conan Doyle. È il caso, ad esempio, della trasposizione televisiva, con il fuoriclasse Benedict Cumberbatch. Nella serie, in cui le vicende del detective sono trasposte nel mondo attuale, Sherlock Holmes si muove – come da tradizione – tra le vie di Londra, risiede a 221B di Baker Street e collabora alle indagini di Scotland Yard risolvendo casi sempre più complessi grazie alle straordinarie capacità deduttive che possiede e, qualche volta, all’aiuto di Watson.

Il suo essere un investigatore professionista, l’unico detective privato consulente, come egli stesso ama definirsi, è tra le caratteristiche più rappresentative della figura di Sherlock Holmes: possiamo ricordare un’immagine particolare, quella di Holmes sprofondato nella poltrona del suo appartamento di Baker Street, che riceve uno dopo l’altro i clienti, ascoltare i loro casi e i loro problemi più disparati, e, dopo aver appurato tutti i minimi particolari e raccolto gli indizi in prima persona sul luogo del misfatto, si chiude in se stesso per dedurre e giungere alla chiave e alla conclusione del problema. Nei vari episodi all’acume di Sherlock Holmes si accompagnano però mancanze e difetti, che rendono il personaggio estremamente interessante, complesso e pieno di contraddizioni mentre, episodio dopo episodio, i misteri del suo passato, i legami sentimentali e famigliari, il rapporto con le persone che gli sono vicine, si fanno sempre più intriganti, rivelando la natura di un antieroe pieno di ombre. È proprio questo l’aspetto più originale: la costruzione di un personaggio ambiguo, dalla morale non certo ineccepibile, specchio di un mondo in cui distinguere – e in maniera inequivocabile – i buoni dai cattivi, i confini dell’etica e di un comportamento socialmente accettabile, è molto più complicato di quanto forse non fosse all’epoca di Conan Doyle. I fantasmi del passato, i traumi, la sua stessa natura inquieta, spingono infatti Sherlock Holmes sempre più a fondo nell’oscurità, portandolo a tradire la fiducia di chi gli sta accanto, cedendo alle proprie debolezze, mettendo in dubbio perfino le sue stesse capacità. Lo Sherlock che viene descritto nella serie è un personaggio molto tormentato e tra i vizi verso cui è impossibile essere indulgenti c’è la sua tossicodipendenza, un problema concreto, evocato nei suoi aspetti più degradanti e pericolosi, privo di ogni vena romantica, in cui si rivela tutta l’umana debolezza del protagonista, il pericolo costante della ricaduta.
La droga è il mezzo per combattere la noia in un mondo di uomini mediocri, annebbiare una mente costantemente allerta, o lasciarla libera di perdersi nelle stanze di quel palazzo mentale che è la fortezza del cervello di Sherlock.
L’ambiguità di questo personaggio, il confine sempre più labile tra giusto e sbagliato, la morale distorta, sono tra gli elementi più intriganti della serie: Sherlock è un antieroe affascinante, con un cervello alla perenne ricerca di stimoli per combattere la noia della mediocrità degli uomini, di un’esistenza condannata a vedere ogni cosa, riconoscere ogni più piccolo dettaglio, dedurne le storie e le bugie. E’ per certi versi quasi del tutto privo della capacità di provare empatia, sentimenti e desideri, almeno non nello stesso modo degli altri uomini, è incapace di riconoscere tutto ciò che non può essere spiegato mediante la logica, la deduzione, la scienza; è incapace di comprendere il cuore, sembra di conseguenza condannato a un’esistenza solitaria, sterile di sentimenti e affetti, eppure in qualche modo affascina le persone, e indagine dopo indagine assistiamo all’evolversi della suo rapporto con Watson, con il quale riesce a stringere, nonostante tutto, un legame molto solido.